Reato di rapina
Cassazione sez. II, 10-19 03. 2015 n. 11467 Nel reato di rapina l'ingiustizia del profitto sussiste quando l'agente, impossessandosi della cosa altrui (nella fattispecie un cellulare), persegua esclusivamente una utilità morale, consistente nel prendere cognizione dei messaggi che la persona offesa abbia ricevuto da altro soggetto, trattandosi di finalità antigiuridica in quanto, violando il diritto alla riservatezza, incide sul bene primario dell'autodeterminazione della persona offesa nella sfera delle relazioni umane. Art. 628 c.p. Rapina Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona [ 581 c. 2 ] o minaccia [ 612 ], s'impossessa della cosa mobile altrui [ 624 c. 2; 812 c. 3 c.c. ], sottraendola a chi la detiene, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da 516 euro a 2.065 euro [ 380 c. 2 lett. f) c.p.p. ] (1). Alla stessa pena soggiace chi adopera violenza o minaccia immediatamen